Dopo 30 anni di governo autoritario e poliziesco, la rivoluzione egiziana del 25 gennaio è riuscita a cacciare Mubarak. Hanno vinto i giovani di piazza Tahir, quelli del social network, che con pacifica determinazione per 18 giorni consecutivi hanno saputo mobilitare milioni di egiziani, cristiani e musulmani insieme. Ma ci sono stati scontri sanguinosi, morti e feriti, vittime di mercenari e polizia segreta, mentre l'esercito si è rifiutato di colpire i dimostranti. La transizione verso la democrazia non è facile e non mancano i timori di una contro-rivoluzione da parte dei vertici del vecchio regime, sostanzialmente immutato.
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Cairo libera tutti Si spara di nuovo a piazza Tahrir, ma stavolta i botti non fanno paura, perché sono fuochi d'artificio. Alla fine ha vinto questa straordinaria piazza, che per 18 giorni consecutivi ha saputo mobilitare milioni di egiziani in tutto il paese. |
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Filo diretto con gli amici egiziani Le ultime testimonianze raccolte parlano di entusiasmo e orgoglio dei giovani ma anche dei forti timori di una dura repressione e bagni di sangue |
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La rete abbatte anche Mubarak La rivolta del popolo egiziano contro il regime di Hosni Mubarak ha ripreso simbolicamente lo slogan dei rivoltosi tunisini “Pane, Dignità e Libertà”. Come in Tunisia, la rabbia veicolata sui social network. Ma le proteste si allargano a macchia d’olio in tutto il mondo arabo. |
