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Il mare è così: ti protegge, fa in modo che tu ti senta sicuro, coccolato, confortato e poi ti spinge via dandoti lo slancio. Come il proiettile di una fionda l’attimo prima in cui sta per essere scagliato. E tutti i pensieri negativi, le incertezze, le preoccupazioni te le lasci dietro”. |
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“Patrasso è una delle città più grandi e caotiche della Grecia, eppure per certi versi incarna lo spirito reale della Grecia stessa. Sì, gli stereotipi ci stanno tutti quando vuoi parlare della Grecia: ok l’ouzo e le persiane azzurre e le capre e tutto il resto. Ma nella bruttezza di Patrasso, come in quella di Atene, risiede la vera essenza della Grecia”. |
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A Delfi per conoscere te stesso Alle pendici del monte Parnaso, tra antiche rovine, pini e cespugli di rosmarino selvatico, attirati da quanto di più magico e misterioso possa esistere: le passioni degli uomini… |
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Dall’isola di Samotracia al monte Athos il viaggio del Vostok continua lasciandosi alle spalle la penisola Calcidica e puntando verso Alessandropoli. |
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La porta dell’Asia è un luogo molto più caotico, e al contempo più rilassato, rispetto alla Grecia… |
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L’ingresso in Asia. La bellezza e i cretini Tra gli scavi di Troia, tra storia e mito, sogni e realtà… |
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Due giorni in un campeggio senza una precisa localizzazione sistemando un mezzo senza tempo. Il posto giusto perché il Vostok diventasse un’attrazione. Due giorni di meccanica e vita selvaggia, stringendo bulloni e mangiando pesce appena pescato… aspettando la Cappadocia. |
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“È un vecchio ballerino di tango, il nostro Vostok. Di quei vecchi professionisti, col callo della passione, che aspettano nelle milonghe che qualche ballerina in erba si ritrovi sola e impacciata al centro della pista. Allora si alzano con fare guardingo e sicuro e le brandiscono, quelle malcapitate, e iniziano piano perché le vecchie ginocchia smettano di scricchiolare e poi non si fermano più”. |
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Coincidenze e meccanici sulla Via della Seta Continua il viaggio di Vostok passando tra le rovine di Efeso e i meccanici di Nigde… |
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Arrivo in Cappadocia: la libertà è Chet Becker «Siamo arrivati in Cappadocia l’ultimo giorno dell’estate e poi siamo andati via, come le rondini che vanno a svernare sotto i tetti delle case africane, dopo un volo di migliaia di chilometri». Il Vostok è arrivato a destinazione. |
Lorenzo Scaraggi / Peppino Guardapassi
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